L'insegnamento attraverso i generi letterari, una strategia didattica per cogliere il cambiamento culturale e "l'orizzonte del senso" nella storia culturale e della letteratura
Si può fare una storia della letteratura attraverso i generi letterari? Muove intorno a questo interrogativo metodologico l'undicesima lezione di Didattica della letteratura del prof. Romano Luperini rivolta agli studenti del corso di laurea magistrale in Filologia moderna del Disum.
Riferimento della lezione è il testo di Jean-Marie Schaeffer, pubblicato nel 1992, "che cosa è un genere letterario", opera che ha segnato una svolta nel modo di concepire il genere ridefinendolo: «fusione di un tema con una forma, che risente della storia degli intellettuali. Un'entità in movimento che dipende dagli autori, dal lettore, dalla società e dal conflitto delle poetiche».
Il genere letterario non è, quindi, caratterizzato dalla staticità, ma vive nella storia, è un canale di comunicazione tra l’autore e il pubblico. Il solo fatto che un'opera si definisca “romanzo” impone all'autore di usare una tecnica espositiva romanzesca e predisporrà specifiche aspettative del lettore nei confronti del testo. Studiare per generi, inoltre, è studiare la storia degli intellettuali, la storia delle poetiche «anziché essere forme essiccate, modelli immobili, i generi sono delle entità in movimento che dipendono dagli autori, dal lettore, dalla società, dal conflitto delle poetiche. Quindi il metodo tassonomico prima usato, tende a venire meno e il genere è considerato nella sua flessibilità, mobilità. Si coglie quel carattere relativo e storico del genere».
Per far comprendere meglio il carattere di entità in movimento del genere letterario il prof. Luperini presenta l'esempio di un tema canonico, sia della poesia antica che di quella contemporanea: “l’incontro con i morti”, dimostrando come da Omero a Virgilio fino a Leopardi a Montale l'espressione del tema attraverso il genere poetico si sia modificato profondamente.
«La società d’oggi fa sparire la morte, la morte non giova al mercato e il mercato la espelle dalla società, la morte non c’è più, sorprende all'improvviso. Io penso che attraverso un tema come questo vengano fuori tanti problemi sul senso della storia, sui progressi e sui regressi della storia. Bisogna interrogarsi su cosa sia cambiato. Tutta la questione della modernità sta nel cambiamento della dislocazione del senso. Dall'essere fuori, accessibile, uguale per tutti ad essere dentro, segreto difficilmente accessibile».